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CAMERE DI COMMERCIO A RISCHIO CAOS
«TUTTE LE ELEZIONI SONO ILLEGITTIME»
BARI. La Puglia rischia di trascinare le Camere di commercio italiane nel caos per l'elezione dei consigli camerali. Un problema tecnico amministrativo che rischia di riscaldare il termometro dei palazzi della politica. Il «caso» nasce da una sentenza del Consiglio di Stato (7599/2009), pubblicata alcuni giorni fa, che ha annullato le elezioni alla Camera di commercio di Foggia del 2002: come spesso accade, la decisione finale è arrivata alla scadenza della consigliatura senza toccare i vecchi consiglieri, ma stavolta ha lasciato una «traccia» indelebile. I giudici di Palazzo Spada, accogliendo un ricorso presentato dalla Legacoop, hanno infatti condiviso la tesi del difensore dell'organizzazione (l'avv.Giovanni Vittorio Nardelli) stravolgendo, o meglio, ripristinando la correttezza delle elezioni.
Veniamo al dunque e facciamo una premessa. Quando si procede al rinnovo dei consigli delle Camere di commercio, la legge prevede che la designazione di un'organizzazione all'interno del Collegio camerale dipenda alla sua rappresentatività nel settore. Nel dettaglio, sono tre i parametri che servono a determinare tale «peso» specifico: la percentuale del numero delle imprese di una determinata organizzazione rispetto al totale del settore; il numero degli occupati (sempre secondo lo stesso criterio) e infine il cosiddetto «valore aggiunto» che è determinato dal rapporto tra la produttività degli occupati della singola organizzazione rispetto a quello totale del settore. Quest'ultimo dato, non nella stragrande maggioranza dei casi, ma nella totalità dei casi, è sempre uguale al secondo. Ed è sbagliato.
L'errore è prettamente aritmetico ma parte da un problema a monte: la carenza di dati. Non essendo disponibili - questo emerge dagli atti del ricorso amministrativo - cifre esatte con le quali poter determinare la produttività di ogni addetto di ciascun settore produttivo, il calcolo complessivo viene alterato. Come si risolve la situazione? La Regione Puglia (ma anche il Lazio, la Campania, la Toscana, il Piemonte così come le altre) prendono come riferimento il dato della produttività media e poi lo moltiplicano per il numero degli addetti. Così facendo, però, emerge che chi ha più dipendenti risulta maggiormente favorito, venendo meno - al contrario - il dato «qualitativo» - che è alla base della legge per l'elezione degli organismi delle Camere di commercio. In parole povere è possibile avere meno dipendenti e con più fatturato, ed essere avvantaggiato rispetto a chi vanta un maggior numero di addetti.
Risultato: dei tre parametri necessari per stabilire la rappresentatività di ciascuna organizzazione, alla fine se ne utilizzano soltanto due. Con la naturale conseguenza che le cifre sono inesatte, dunque l'elezione è illegittima. Su tale aspetto, la sesta sezione del Consiglio di Stato (presidente Giuseppe Barbagallo, relatore Manfredo Arzeni) non intende spostarsi di un solo millimetro.
Come uscirne? Gli addetti ai lavori sono già in fibrillazione, la Regione pare stia studiando il problema anche se l'unica strada sembra quella della soluzione legislativa. Diversamente, c'è da aspettarsi un nuovo contenzioso che metterà in ginocchio più di un ente camerale, soprattutto in vista delle nuove elezioni camerali.
Autore / Fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - 21 DICEMBRE 2009 - AVVOCATO NARDELLI
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